Domanda
Buongiorno, mi chiamo Luisa e sono di Napoli. Ho trovato il vostro sito
navigando tra i tanti che si occupano di patologie dell’intestino e del
retto.
Mio padre di anni 58 è stato sottoposto lo scorso ottobre del 2002
ad intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore del basso retto
definito a medio grado di differenziazione G2.
L’intervento a detta del chirurgo che lo ha operato c/o il II Policlinico Universitario Federico II di Napoli è tecnicamente riuscito, il tumore era di circa 4 cm ed interessava la zona anale, purtroppo data la troppa vicinanza all’ano (era a soltanto 2-3 cm dallo stesso) hanno dovuto asportare completamente lo stesso confezionando una colostomia permanente secondo Miles.
Dall’esame isto.patologico risultavano 3 linfonodi positivi su 5 ed è per
questa ragione che mio padre ha effettuato da dicembre sino a giugno cicli
settimanali di chemioterapia (Fu-fa 5) abbinando anche delle sedute di radioterapia.
Prima dell’intervento il chirurgo ha provato a fargli fare delle
radioterapie per cercare di ridurre la massa ed evitare un intervento
mutilativo, ma dopo poche sedute ha dovuto interrompere le stesse poichè
oramai essendo la massa troppo grande il mio papà stava avendo difficoltà
sempre maggiori a defecare e rischiava l’occlusione intestinale.
Dal giorno dell’intervento è passato un anno e mezzo circa, lui si è ripreso abbastanza bene fisicamente, le chemio non gli hanno provocato effetti collaterali devastanti, ma quello che mi preoccupa è anche l’aspetto psicologico, accettare questo sacchetto che si porta dietro per lui è una cosa che lo fa stare male, è giovane, io avevo sperato che potessero applicare anche per lui la tecnica della anastomosi colo anale brevettata dal Prof. Ermanno
Leo dell’Istituto dei tumori di Milano, ma il chirurgo mi ha sempre detto che
per tumori troppo attaccati all’ano ciò è impossibile.
Adesso si va avanti con i controlli di routine, tac, risonanza magnetica,
markers tumorali.
Fino a giugno del 2003 tutto ok, ma negli ultimi tempi mio padre ha accusato strani dolori nella regione anale che non riesce bene a definire, dice spesso che avverte come un peso, come qualcosa che spinge, tutto ciò e impossibile, lui non ha più lo sfintere anale e quindi neppure la stimolo.
Ne abbiamo parlato con l’oncologo che lo segue all’ospedale Moscati di Monteforte (AV), e questi gli ha prescritto una ecografia sovra pubica prostatica (non potendo fare quella trans-rettale), esami delle urine, P.S.A., tutto è risultato nella norma, ma lui continua ad accusare questo senso di pesantezza al basso retto, imbottendosi di antinfiammatori per calmare il dolore e io sono preoccupata anche se il medico mi ha sempre detto di non allarmarmi che sta facendo le chemio e radio, che potrebbe trattarsi di una patologia benigna.
Inoltre lo scorso ottobre, a seguito dei normali controlli di routine di
follow up, ha eseguito una Tac total body dove sono stati riscontrati nella zona
del torace dei piccoli noduli di diam 6 mm .
A questo punto l’oncologo gli ha prescritto una Pet per meglio approfondire
la situazione. Ritirato il referto lo stesso recita:
” L’indagine PET evidenzia modico iperaccumulo del tracciante a livello
dell’emitorace destro (in sede medio-apicale e basale), della regione
presacrale parasagittale sinistra e della regione iliaca interna sinistra
e della regione iliaca interna destra. Utile su giudizio clinico, controllo
a breve.
Si evidenzia inoltre, modico accumulo del tracciante a livello
dell’articolazione scapolo-omerale sinistra compatibile con patologia
flogistico-degenerativa benigna”.
Visto anche questo esame l’oncologo ci disse che bisognava monitorare la cosa
nel tempo e a gennaio 2004 mio padre ha ripetuto (a distanza di due mesi) la Tac
total body. La situazione rispetto a quella precedente non è variata di molto, la dimensione dei noduli non è aumentata, ma i marcatori erano lievitati!
Il ca 19,9 salito a 95 (novembre 2003 (28)), il cea a 4,7 (di poco).
A questo punto l’oncologo ci disse che sommando questi tre elementi negativi a nostro sfavore (noduli attivi in area polmonare, dolore zona sacrale, alterazione markers) ,
Probabilmente ci trovavamo di fronte a una recidiva della malattia , ed è per questa ragione che ci ha suggerito di intraprendere un nuovo ciclo di terapie;
al tempo stesso ci consigliò di aspettare un mese per ripetere i marcatori sostenendo che l’attesa di un mese non cambiava di molto la situazione.
Seguito il suo consiglio, e nella speranza che si fosse trattato di una forte forma infiammatoria (l’oncologo stesso ci aveva detto che tante volte non è solo una forma neoplastica che fa aumentare i valori) ripetemmo nella prima settimana di febbraio i marcatori.
Ebbene il ca 19,9 era a 117,95 e il ca 50
A questo punto credendo di non poter più escludere la presenza di recidiva del tumore primario, abbiamo cominciato un nuovo ciclo di chemioterapia con diverso farmaco (Folfox).
Ad agosto il mio papa ha finito gli altri 6 mesi e a settembre abbiamo ripetuto i controlli constatando comunque una diminuzione del CA 19,9 a 65 e comunque avendo conferma dalla tac che quei noduli in area polmonare erano stabili come forma e dimensioni.
Durante l’ultimo controllo dello scorso settembre, ecco che l’oncologo ci propone una terapia “sperimentale”� con un nuovo farmaco (Cetuximab) arrivato dall’America e già sperimentato con buoni risultati su altri pazienti affetti da patologie del colon retto e che erano stati precedentemente trattati con Folfox. .
E’ chiaro che chi è comunque disperato accetta tutto, e allora ci rechiamo al Policlinico di Napoli dove richiediamo i vetrini del pezzo asportato e dopo l’approvazione mio padre ha intrapreso questa nuova chemioterapia che si differenzia dalle precedenti perchè si alterna una settimana in cui si fa la terapia in regime day hospital e quella successiva con ricovero di due giorni.
In questi giorni mio padre ha ripetuto gli esami di routine prescrittigli dall’oncologo alla fine dei tre mesi di chemio, ebbene i valori del ca 19,9 e del Cea sono saliti ancora di piu rispetto a tre mesi fa e cioè prima di quando iniziasse questo nuovo protocollo “sperimentale”�, (addirittura il ca 19,9 è a 320 rispetto a 56 di tre mesi fa) Mi chiedo come sia possibile tutto questo, la terapia non solo non ha dato nessun effetto positivo ma addirittura la situazione anzichè rimanere pressocchè invariata sembra essere peggiorata. Adesso dobbiamo avere il responso della Tac, ma io mi chiedo cosa dobbiamo fare, come dobbiamo procedere secondo lei?
Grazie per le risposte che vorrà fornirmi.
Saluti
Luisa
Napoli
LUISA
Luisa
Risposta
Il Cetuximab e’ un anticorpo monoclonale approvato dalla FDA nel Febbraio 2004 ed attualmento utilizzato e monitorizzato in numerosi Centri in tutto il mondo con risultati incoraggianti. Per la terapia da seguire, si consigli con l’Oncologo che segue suo padre e se avesse bisogno di un secondo parere, puo’ rivolgersi ad uno dei Centri elencati sul nostro sito.
Modesto aumentato accumulo yracciante diffuso in prossimità sigma detto . Risultato nella per. Cosa vuol dire?
[Rispondi]