Domanda
Buongiorno a tutti. Premetto che non sono un esperto e perciò proverò a spiegarvi la mia situazione con parole mie.
Ad inizio giugno mia madre viene ricoverata per essere sottoposta ad un intervento chirurgico a causa di una formazione ritenuta di carattere infiammatorio localizzata tra l’ileo e il sigma. Prima di essere sottoposta all’intervento sono stati svolti degli esami per capire la natura della formazione. Si sono svolte due ecografie di cui una trabsvaginale e un esame del ca 125 che non hanno evidenziato nulla a carico dell’apparato genitale. Di seguito è stata svolta una tac e un clisma opaco, entrambi con liquido di contrasto (selc-ma non ricordo,forse selc 1000) che non hanno messo in risalto nulla se non un restringimento della parte interessata dall’infiammazione e una massa di non chiara entità (ma nulla di particolare,dicevano). Giunti presso un chirurgo di fiducia, questi proponeva l’intervento inquanto col passare del tempo la situazione poteva peggiorare,senza sottoporre la paziente ad ulteriori esami visto che operare bisognava operare e quindi gli esami sarebbero stati svolti sulla parte asportata.
L’intervento è stato portato a termine con successo e anche la ripresa è stata ottima. In attesa del risultato dell’esame istologico il chirurgo ribadeva la sua diagnosi che verteva su una perforazione dell’intestino (la massa aveva unito un’ansa intestinale con il colon) dovuta ad un corpo estraneo ingerito direttamente o tramite cibo. Premetto che la paziente è di natura stitica e quindi tutto il contrario della sintomatologia riguardante la diagnosi finale. Premetto inoltre che avendo fatto vedere tutti gli esami a più persone tutte erano concordi sul dire che si trattasse di una massa creata dall’infiammazione. Il referto istologico invece parlava di cancro e se non ho letto male di cancro di dubes (scusatemi se non sono preciso) classificato di tipo C inquanto aveva iniziato ad interessare alcuni linfonodi (si parla di due o tre risultati positivi su un numero totale di 12 o 15 facenti parte di tutto il pezzo oggetto dell’esame istologico). L’oncologo è molto ottimista inquanto praticherebbe un ciclo di chemioterapia a scopo precauzionale inquanto secondo lei in casi simili potrebbe essere stato sufficiente l’intervento chirurgico,ma che visto l’interessamento dei linfonodi non si pùò correre il rischio di avere cellule impazzite migrate da altre parti dell’organismo. La chemio verte sulla somministrazione combinata di prodotti fra i quali mi pare di ricordare l’oxaliplatin (dico forse perchè ancora non è stata iniziata la terapia). Aggiungo che gli esami del sangue preparatori alla terapia sono stati svolti questa mattina e l’oncologo che seguirà mia madre ha chiamato per dire che è tutto regolare e che si può aspettare una settimana in più avendo già un appuntamento presso altro centro per un secondo parere.
Alla fine di tutto questo vorrei sapere se concordate con la strategia che hanno illustrato a noi o se avete altri suggerimenti da poterci dare e se possiamo essere veramente ottimisti come ci hanno detto sulla conclusione positiva della situazione (a questo proposito l’oncologo ha tenuto a sottolineare che mia madre può dire di aver avuto quello che ha avuto e che le prossime mosse sono solo precauzionali). Voi che ne dite? Tenete conto che nel 2001 ho perso mio padre per un carcinoma a cellule piatte infiltrate. E un ultimo quesito; visto il quadro familiare, quali tipi di esami potrei fare per aumentare la mia prevenzione? Certo di una vostra risposta porgo cordiali saluti e sentiti ringraziamenti
MadMIcky
Risposta
Si tratta di un carcinoma del colon dukes’ c, cioeè di un tumore del colon con metastasi ai linfonosi asportati.
e’ assolutamente necessario un trattamento chemioterapico allo scopo di ridurre il rischio di recidiva della malattia. a scopo di prevenzione, è necessario che i familiari di primo grado (fratelli e figli) si sottopongano a colonscopia ogni 5-10 anni a partire dall’età di 40 anni.